Amico Immaginario
tratto da STRANA LA VITA
Il rapporto tra l’individuo e la fede come necessità del singolo.
Nel passeggiare senza alcuna meta
vedo dettagli, ricerco il motivo
per il quale ogni cosa sia perfetta
e nel pensarlo divento obiettivo.
Scorgo dei fiori, ne sento il profumo,
liscio il prato, tocco la rugiada,
colgo il limone già pronto al consumo,
e poi, felice, riprendo la strada.
Sono piccolo dinanzi a questo mondo
dal quale cerco di copiare tutto
per poi lasciare un qualche mio ricordo
che nel contempo non venga distrutto.
Se penso alle regole di natura
non vedo uomo pronto a imitarle
né una madre, di lui più sicura,
che sia in grado sola di mutarle.
Quindi mi chiedo quale volontà
abbia creato, e per quale motivo,
questa natura e poi l’umanità
senza fissare un qualche obiettivo.
Ho un amico, è immaginario;
proprio a Lui devo questa perfezione,
in ogni giorno del mio calendario
scorgo nel fare la Sua vera azione.
Io non costringo anche gli altri a credere
che le Sue mani tessano le fila
di un destino che a volte è crudele,
ma che permette di aver di sé stima.
Quando il mio fare diviene funesto
non mi rivolgo a Lui perché rispetto
questo Suo esser fuori dal contesto
e considero gli eventi un dispetto.
Ho un amico, è immaginario;
proprio a Lui devo questa perfezione,
in ogni giorno del mio calendario
scorgo nel fare la Sua vera azione.
Seguo le leggi e le costrizioni
conscio del fatto che serva un ordine
che lasci spazio per le religioni,
per dare all’uomo un semplice cardine
che non lo privi delle convinzioni
che sono necessarie al suo fine
di farsi forza per le privazioni
di un destino che fissa un confine.
Ho un amico, è immaginario,
non ha un nome ben determinato,
è un’idea di necessità,
l’assenza voluta senza peccato,
il vuoto intriso delle verità
che un profeta ci ha raccontato.
Photo by Moira Garotta