Tratto da Enea di Frangisola
Quando Enea mi venne a cercare,
vidi quel viso senza espressione
cercare uno sguardo come sfogo
creando un filo fine di tensione.
Abbandonai il mio fare noioso
ponendo il dire come ultima scelta
mostrando un fare un poco curioso
come chi sordo a capire stenta.
Nulla mi disse ma poi si sedette
fissando i piedi come a scrutare
e, per i passi fatti, si chiedesse
valesse farsi da me aiutare.
Dopo un sospiro che lasciò un vuoto
pose la mano sul collo bagnato,
alzò il viso e disse pacato:
«Dimmi un motivo per non più soffrire
per cui non pensi di dover morire».
Cercai lo sguardo di altre persone,
ma nessuno aveva ascoltato
e come un figlio avesse parlato,
dissi assumendo una dolce espressione:
«Perché morire è fare notizia
mentre tu non risulti importante.
Manca il tempo a chi la vita inizia
per essere stato almeno arrogante».
Pose le mani sulle sue ginocchia,
espirò breve con del disappunto,
alzò il viso fissando un punto,
volse lo sguardo asciugando una goccia.
«La vita scorre in modo eguale
o oltre le spalle colpendo la tua ombra,
o sotto i piedi per farsi affrontare,
senza che tu sappia qual fatto incomba.
Non vi è scelta fra gioia e danno
tutto scorre nel tuo divenire,
a volte pensi che sia un inganno,
e per questo vorresti anche morire».
Cercai un posto per sedermi accanto
mentre ancora reclinò il viso.
«Il fatto di avere toccato il fondo
in una vita ancora agli inizi
da l’idea di non aver capito il mondo
nelle regole, occasioni e vizi.
Ma se la vita è un bel regalo
nulla ti danno da mettere dentro
perché il vivere offre un guadagno
per ogni fatto venuto incontro.
L’ingiustizia subita sembra un danno
perché un vuoto provi nell’animo,
pesando i fatti quando non si sanno,
sostituendo al perché un inganno.
Il conoscere il perché delle cose
porta invece il cercato compenso
mostrando i fatti non come si vuole
ma mantenendo della vita il senso.»
Enea sembrava pensare in silenzio
mentre tamburellava con i piedi,
diede due schiaffi alle sue ginocchia
e nel voltarsi porse occhi pieni.
«Se sei nel giusto non devi temere»
proferì, alzandosi dritto in piedi,
quindi sorrise guardandomi fisso
cercando un abbraccio che gli diedi.
Quindi parlammo del dire e del fare
lasciando il tempo scorrere via lento
perché tutto sembrava importante
e le parole davano consenso.
Photo by Moira Garotta